Questi sono alcuni degli articoli che ho scritto: alcuni pubblicati da La Provincia Pavese, altri sul sito del PD, altri magari  apparsi solo nella vetrina del PD di Broni e non pubblicati.

Se non ora, quando ?

Dopo aver partecipato alla manifestazione di ieri (13-02-11) ed aver visto in quanti  eravamo, e dopo aver ascoltato stamattina le parole di Berlusconi (ha detto più o meno che era una manifestazione ignobile), mi è venuto spontaneo un urlo:


CARO BERLUSCONI  & Company, NON AVETE CAPITO NIENTE

Non avete capito il senso di liberazione che ognuno di noi ha provato quando  gridavamo "ADESSO".
Liberazione da questa dannata seconda Repubblica , che io non credo sia la  seconda: mi sembrerebbe piuttosto la coda avvelenata della prima.
Quando nel dopo-guerra i nostri padri e nonni si sono messi a ricostruire
l'Italia, c'era nell'aria un sogno, di cui forse nessuno parlava, ma che si
sentiva in ogni parola, in ogni gesto : erano tutti  convinti di costruire un Italia migliore per i loro figli e nipoti. Un ' Italia più giusta, in cui chi nasceva povero poteva riscattarsi socialmente tramite l'impegno e lo studio. Certo, negli anni '50 è nata Miss Italia ed era pieno di mamme che portavano le loro figlie ai provini, come unica speranza di opportunità nella vita: di questa disperazione sociale, Anna Magnani fu meravigliosa interprete.
Negli anni a venire, la speranza di questa società migliore e più giusta, di
un'Italia che desse almeno un'opportunità a tutti,  ha visto alti e bassi,
ma ha sempre resistito. Piano piano però la speranza è andata scemando sotto il peso della realtà, e questo peso, questa cappa opprimente ha cominciato ad incrinarsi con Tangentopoli: quell'inchiesta secondo me dette solo la "botta"  finale ad una classe dirigente che sembrava una brocca già incrinata.
La seconda Repubblica doveva servire a questo, almeno nelle speranze di
molti, quei molti silenziosi che ogni giorno vanno a lavorare e poco si
occupano di politica: ridare un senso, una speranza ai loro sogni più
importanti, che si possono riassumere con una frase, e cioè "Se mi impegno
ce la faccio: onestamente, senza imbrogli, solo con tutto il mio impegno, ma
ce la faccio".
Ma a mano a mano che si andava avanti, dopo quasi 20 anni di promesse, la percezione che un'altra classe dirigente ci avesse di nuovo preso in giro
saliva e si palesava sempre più chiaramente. Fino a quando il Ruby-gate non ce ne ha data la certezza.
Quello che tutti sotto-sotto avevamo intuito,  si è manifestato e ci ha dato
la certezza matematica: se non sei ricco, se non sei bello, se non trovi
qualcuno che ti aiuta, tu da solo non ce la fai. In politica come sul
lavoro, tu non ce la puoi fare: impegno, lavoro e studio non ti servono a
niente. Quello che davvero serve sono arrendevolezza al potente di turno,
con possibilmente manifesta incapacità di pensare da solo, condita con
vestiti alla moda ed interventi di chirurgia estetica, e qualche status
symbol a corredare il tutto. E chiaramente un fiume di denaro.
La stessa cosa che aveva fatto indignare gli Italiani nel '92, sta facendo
di nuovo indignare oggi gli stessi Italiani: non potete infrangere le nostre
speranze così.
Quando ho ascoltato un'intervista in cui dei ragazzi, che avranno avuto sì e
no 18 anni, dicevano che secondo loro i soldi servono a divertirsi e che
senza soldi non puoi divertirti; quando ho ascoltato quei padri intercettati
che spingevano le figlie a farsi avanti perchè altrimenti qualcun altro
avrebbe preso il loro posto; quando vedo Ferrara usare come vessillo non una bandiera, ma delle mutande.
Ecco, quando ascolto tutto questo capisco la disperazione sociale che c'è e di cui questa classe dirigente si nutre , e vedo come me finalmente tante altre donne ed uomini dire "Basta". Ieri in piazza si respirava questo: ridateci i sogni. Ridateci la speranza di una società migliore per noi ed i nostri figli; ridateci la speranza di potercela fare. E se non ora quando? Noi donne abbiamo cominciato ad urlarlo chiaro: ADESSO. Sissignori: vogliamo riprendere in mano la nostra vita ADESSO.

 





Alla Faccia del Federalismo

La campagna elettorale per le Provinciali 2011 comincia nel peggiore dei modi: l’Amministrazione Provinciale di Pavia che di fatto vuole limitare in maniera pretestuosa l’autonomia degli Enti Locali, ed in particolare quella del Comune di Broni. Alla faccia del Federalismo. Come commentare altrimenti la decisione di chiedere al Tar di sospendere 2 punti del p.g.t. ( due, e non tutto, come erroneamente sostiene qualcuno) per motivi a nostro avviso sbagliati ? Come commentare altrimenti quell’affermazione che vedrebbe il Comune di Broni infischiarsene dei pareri della Provincia ? Visto oltretutto che l’affermazione è del tutto inesatta, come si può evincere dai verbali delle sedute del Consiglio del Comune di Broni ? E visti i tentativi dei Tecnici del Comune di arrivare ad una soluzione tramite il dialogo ? Tentativi chiaramente respinti dall’Amministrazione Provinciale.

Come non vedere dietro questo apparentemente inspiegabile comportamento un interesse elettorale ?

In attesa del pronunciamento del Tar, rimane l’amarezza per la constatazione che la lotta politica oggi si fa sulla pelle dei cittadini: sì, perché questo vuol dire instillare erroneamente il dubbio che il pgt sia tutto sospeso, questo vuol dire rallentarne l’approvazione. Sulla pelle di quei cittadini che aspettano di poter ristrutturare la loro abitazione, o avviare la propria attività economica.

Il Partito Democratico di Broni è indignato da questo modo di fare politica, lontano dai bisogni delle persone e volto solo al raggiungimento dei propri obiettivi personali.

 

 

 

 

Caro Braga

Caro  Consigliere Braga della Lega Nord di Broni:  no, non posso proprio tacere, perché quanto affermato da Lei su “ La Provincia Pavese” di domenica 3 ottobre scorso a proposito del  Teatro Carbonetti è troppo. E mi riferisco a quella sua affermazione “ “A noi non interessa occuparsi della cultura quando non ci sono i fondi”. Il che equivale a dire  “La Cultura, è roba da ricchi”  , quindi non occupiamocene proprio.

La Cultura, caro Braga e cara Lega tutta, non è roba da ricchi: tutti devono avervi accesso, indipendentemente dal ceto , dal reddito e dalla collocazione geografica. Anche tutti i cittadini Bronesi hanno questo diritto, perché dalla cultura dipende il nostro futuro.

La sua affermazione non fa altro che spaccare la nostra comunità,  dimostrando che a voi interessa solo dividere e far perdere opportunità al nostro territorio, alla nostra città e a tutti quelli che in questo paese hanno diritto ad un  futuro migliore.

Nossignori: non è questa la Buona Politica.

 

 

 

 

 

Al Sindaco ed alla Giunta del Comune di Voghera

Si può tacere ad un simile sopruso?

Sì, perché di sopruso si tratta: sopruso verso la storia, sopruso verso lo Stato Italiano, e quindi sopruso verso tutti i cittadini dell’Oltrepo’ Pavese.

Come si può altrimenti definire quella targa apposta al Castello di Voghera alla memoria di chi fiancheggiò ed aiutò la Sichereits nazista , decidendo di farne parte attiva nel suo compito di torturare e trucidare, proprio in quel luogo ?

La Nazione Italiana ha deciso di dare la Medaglia d’oro al valor militare a molte delle vittime di quelle persone: com’è possibile che la stessa Nazione Italiana, nelle sue istituzioni periferiche, permetta che i carnefici dei premiati vengano altrettanto onorati? Voi siete una parte molto piccola di Nazione che, unicamente in base ad un voto popolare, voto ben circoscrivibile nel tempo e nello spazio, crede di poter cancellare quanto la Nazione nel suo insieme, in ambiti ben più ampi di spazio e tempo, ha di fatto decretato. E come chiamarlo se non sopruso? Arroganza?

La pietà verso dei morti, non può rovesciare la storia di una Nazione: il vostro è peraltro un goffo tentativo di far passare l’idea che due torti facciano una ragione. Anche ammesso e non concesso che due torti vi siano stati (il che è da dimostrare) è impossibile che ciò costituisca una ragione. Si tratta quindi di un evidente sopruso anche verso la logica.

“Non per odio, ma per dignità” di una Nazione, della sua storia, delle sue istituzioni, dei suoi cittadini quella targa va quindi rimossa e ne va calato sopra un pietoso velo.

 

 

Legge Bavaglio, Legittimo impedimento e Processo Breve

Il 18/06/10 sera a Broni abbiamo organizzato come circolo PD una riunione aperta al pubblico, del gruppo di lavoro dell'area tematica della giustizia, avente come tema le leggi citate nel titolo: lo scopo era di analizzarle meglio.
I due relatori principali Serena Cernecca e Fabio Zavatarelli , essendo avvocati che esercitano, e quindi conoscendo bene i problemi, ci hanno spiegato tantissime cose che non sapevamo: per esempio che per intercettare un prete d'ora in avanti ci vorrà l'autorizzazione del suo vescovo (!!) oppure che i 3 giudici che faranno parte del collegio d'autorizzazione per le intercettazioni, poi non potranno fare i giudici in quel processo ...col risultato che già i giudici sono pochi (a Pavia per es. sono 10) e la giustizia è intasata....adesso lo sarà ancora di più perchè i giudici saranno sempre di meno!! E poi ci raccontano che il processo deve essere breve...Oppure ancora che per le intercettazioni telefoniche in ipotesi di reati commessi da ignoti ci vorrà la richiesta della vittima di mettere sotto controllo la propria utenza....stiamo parlando quindi di una donna terrorizzata nel caso dello stalking o dei parenti del rapito , altrettanto terrorizzati, nel caso di sequestro ! Nel qual caso i parenti renderebbero vana qualsiasi trattativa privata coi sequestratori e quindi è presumibile che non darebbero l'autorizzazione e si viene così a smontare un meccanismo che invece finora aveva funzionato bene ed era servito a fermare i sequestri. E questo vale per tutto, anche per i ricatti , le estorsioni (pizzi mafiosi, ad es.) e l'usura.
Oltre a ciò, come se non bastasse, c'è tutto quello che è evidente: mancata informazione ai cittadini per la legge bavaglio, inuguaglianza dei cittadini di fronte alla legge per il legittimo impedimento, alcuni processi che "moriranno" per strada a causa del processo breve. Insomma: se già avevamo dei problemi, qui si acuiranno mostruosamente e non ci sarà più la garanzia della legalità in Italia. Ma soprattutto andranno in galera solo i "ladri di polli".
Ci hanno raccontato che gli intercettati in Italia sono milioni, quando invece sono circa 20.000 persone l'anno (praticamente ci sono più persone che vincono al superenalotto, il che statisticamente la dice lunga sulla probabilità che hai di essere intercettato!).
Ci hanno raccontato che le intercettazioni sono un costo insostenibile, quando invece scopriamo che un'intercettazione costa circa 12 € al giorno, contro un pedinamento che ne costa 2500 di € al giorno!
Ci hanno raccontato la favoletta della difesa della privacy, quando basterebbe fare una centrale interna per le intercettazioni e ciò ridurebbe drasticamente il pericolo di fuga delle notizie : in verità paralizzeranno la giustizia.
Non c'è qui la difesa dei diritti dei cittadini, ma solo la paralisi di un sistema in difesa unicamente di chi è in posizione dominante.

Io qui ho detto le cose più eclatanti: contate che ci sono tantissimi "inghippi" e continuano a cambiare anche le carte in tavola: per es. pare che adesso i 3 giudici dovranno fare capo tutti al capoluogo di regione, cioè nel nostro caso a Milano...il che vuol dire che si paralizzano i processi di appello....Insomma: UN DISASTRO!

Perchè pubblico questo mio messaggio su fb? Perchè è giusto che tutti sappiano a cosa andiamo incontro: non si tratta solo della mancata informazione dei cittadini, ma di un intricato complesso di norme che non garantiranno più la legalità in Italia e che paralizzeranno il nostro sistema giustizia.

Vi prego di diffondere e far capire a tutti che qui non si tratta di slogan, ma di problemi seri.

Grazie

La Social Card

Come si dice da noi? Piuttosto che niente, meglio piuttosto. Ebbene, vediamolo un po’ da vicino questo “Piuttosto”, e guardiamolo dalla doppia angolazione, cioè quella dei “danti” e quella dei riceventi. A novembre 2008 Tremonti con toni altisonanti annuncia: “«sarà anonima così nell'anonimato non segnerà i portatori» «La Social card andrà a 1.300.000 persone» e «Costerà a regime 450 milioni di euro. Verrà ricaricata ogni mese con 40 euro». Ed a chi ha criticato questa scelta Cicchitto ha subito replicato che negli altri paesi dove è in uso funziona bene e nessuno si lamenta…come dire”Solo in Italia vi lamentate”. La prima affermazione, ovvero “sarà anonima” è del tutto fuorviante: è vero che sulla card non c’è il nome del titolare, ma è anche vero che il titolare esiste (essendo il richiedente), il quale deve firmare a tergo e firmare lo scontrino d’acquisto (come una normalissima mastercard). La seconda affermazione, quella che andrà a 1.300.000 persone, per il momento, dopo 2 mesi, rimane un futuro, cioè andrà: perché per il momento, secondo i dati Inps aggiornati al 15 gennaio 2009, è andata invece a 423.868 persone contro 580.268 richieste (negate quindi il 27%). Di queste 29.244 sono state le richieste in Lombardia e 2153 in provincia di Pavia, di cui sono state caricate 1581, ovvero circa il 73%.Ma veniamo al “costo” enunciato di 450 milioni di €: se per costo si intende il costo amministrativo di gestione del sistema, questo consiste nella sommatoria del costo spedizioni lettere, produzione fisica della tessera, attestazione Isee e ricarica affidata alle poste. Per un totale (calcolato dall’ultimo rapporto ANOSS) di 25 milioni e 970.000 €, cioè 20 € a carta. Calcolate che solo i costi di spedizione lettera sono 520.000 euro e solo la produzione fisica delle tessere è di 650.000 euro, mentre la ricarica mensile, poiché le commissioni normalmente applicate dalle Poste ammontano ad 1 € a ricarica, costando ogni carta quindi 6 € annui, a regime quando saranno 1.300.000 carte , la ricarica costerà 7 milioni e 800.000 € annui. Se fate 2 conticini vedrete anche voi che 1.300.000 carte x 486 € annui vi darà 631 milioni e 800.000 € annui. Ci piacerebbe sapere perché hanno detto 450 milioni di €. Comunque, 450 o 631,8 che siano, vanno finanziati dallo Stato. Vediamo quindi un po’ cosa hanno stanziato o previsto. Il Fondo per la Carta acquisti è stato finanziato in buona parte da Eni ed Enel: Eni (attraverso la sua fondazione Eni Foundation) per 200 milioni di € (100 entro il 30/12/08 e 100 entro il 30/06/09) ed Enel (attraverso la sua fondazione Enel Cuore) per 50 milioni di €. Siccome nel regolamento Eni Foundation l’Ente pubblico deve fare richiesta di donazione, ecco che dovremmo avere più o meno una scena del genere: il MEF (Ministero Economia e Finanza) farà richiesta di donazione ad Eni Foundation, ed Eni ed Eni Foundation, dove il Mef è il maggiore azionista, risponderanno. Praticamente: MEF richiede e MEF risponde. Tant’è che Eni ha dato notizia della donazione mesi prima della decisione del Consiglio di Amministrazione. Insomma: ci sembrerebbe l’ennesimo conflitto d’interessi all’italiana. Dunque, ricapitolando Eni+Enel = 250 milioni di €. Ed il resto? Il MEF ha previsto che il Fondo sia finanziato per il primo anno dalla cifra dei “conti dormienti” che dovrebbe ammontare a circa 1,8 miliardi di €. Ma questa cifra è stata destinata anche ad altri usi, e cioè: indennizzare i risparmiatori colpiti dai crac finanziari del 2001-2005 (Cirio, Parmalat, Argentina) ed indennizzare i piccoli azionisti Alitalia. Il quotidiano La Stampa ha ipotizzato che per indennizzare i crac ci vorrà più o meno 1 miliardo di €, mentre per i piccoli Azionisti Alitalia serviranno almeno 300 milioni di € : 1 miliardo + 300 milioni + 450 milioni per le Social Cards = 1 miliardo e 750 milioni di €: quindi ci troveremmo. Peccato però che la cifra dei conti dormienti per essere disponibile avrà bisogno di tempi lunghi ed incerti. In totale il Governo per il momento ha messo in campo almeno 9 diverse proposte per finanziare il Fondo, proposte che però allo stato attuale delle cose non sono ancora certe. “L’unico Finanziamento per ora certo ammonta a soli 170 milioni ma è forte il sospetto che sia stato finanziato con il corrispondente taglio di 271 milioni del Fondo Nazionale per le politiche sociali” (fonte Dossier ANOSS).

Vediamo ora se quell’affermazione di Cicchitto , e cioè che negli altri paesi ce l’hanno e nessuno si lamenta, trova riscontro nella realtà. In sintesi, sempre dal dossier Anoss, si evince che l’unica esperienza assimilabile a questa italiana è quella statunitense con la sua EBT (Electronic Benefit Transfer) che serve per acquistare unicamente generi alimentari e nel 2002 ne ha beneficiato circa il 6,5% della popolazione totale per un importo medio mensile procapite di 185 $: paragoniamo questo dato all’Italia e troveremo che al 15/1/09 la Social Card ha raggiunto lo 0.7% della popolazione Italiana, mentre in Lombardia lo 0,2% (a fronte di una percentuale di povertà in Italia del 12,8%). Sempre secondo il Dossier Anoss, che studia ed identifica anche le fasce di popolazione italiana dove la povertà è maggiore, e quindi dovrebbe essere maggiore l’afflusso della Social Card, invece “Possiamo … affermare che lo strumento della Carta acquisti non è uno strumento efficace per contrastare la povertà sia per l’importo dei trasferimenti che per i target di popolazione identificati”.Ci sono anche da considerare due cose: 1) Incredibile ma vero, rimane escluso dalla Social Card l’anziano che nell’anno precedente o nei due anni precedenti la richiesta non ha conseguito alcun reddito; 2) Negli Stati Uniti la EBT è legata non solo al reddito, ma anche a condizioni di disagio sociale (p.es. alcolismo e tossicodipendenza) cosicché l’adulto che la riceve dovrà per forza spendere questo sussidio per l’acquisto di cibo (e non alcol e droga) ed inoltre deve anche dichiarare la propria disponibilità a lavorare. In Italia, come dichiara lo stesso dossier, “La tipologia dei beneficiari rende ingiustificato l’utilizzo di questo strumento al posto dei contributi monetari usuali”.

 Finita la sintesi delle problematiche con la prospettiva istituzionale, vediamo adesso le cose dal punto di vista del cittadino che la riceve. I beneficiari sono, come ci spiega Cinzia Gazzaniga portavoce del PD di Pinarolo Po:  

  • pensionati tra i 65 e i 69 anni con reddito inferiore o uguale a € 6.000,00 (lordi, che equivale a poco più della pensione minima) o (ben) € 8.000,00 per pensionati che abbiano 70 anni o più e tutta una serie di condizioni aggiuntive c/c inferiori a …., immobili di un certo tipo ecc… ISEE (che vuol dire anche il reddito dell’eventuale coniuge) inferiore a € 6.000,00 
  • famiglie con figli al di sotto dei 3 anni con ISEE inferiore a € 6.000,00 e svariate altre condizioni previste

A questo punto inizia per il pensionato o comunque la famiglia, la trafila burocratica che comprende il fatto di recarsi ad un patronato o ad un CAAF, con tanto di appuntamento ed attesa, per la presentazione di molti documenti ( Cud, saldo c/c postale o bancario, rogito o contratto d’affitto, etc…al fine di compilare la DSU, dichiarazione Sostitutiva unica). Nella speranza che l’addetto davanti a lui sia del giusto umore, il presunto fruitore di social card, nel caso del pensionato, si sentirà inoltre chiedere se ha percepito la “quattordicesima” e/o percepisce pensione di invalidità o indennità di accompagnamento (che normalmente non hanno mai costituito oggetto di cumulo). Una volta compilata la tanto sospirata DSU, ammesso e non concesso di rientrare nei parametri richiesti, vi è un’ulteriore modulo di due facciate al quale si dovrà allegare copia della carta d’identità (meglio se non scaduta perché se così fosse…..altra trafila all’ufficio comunale). Il nostro cittadino dovrà quindi recarsi all’ufficio postale, nella speranza che quello sia abilitato al rilascio della card. Diversamente dovrà cercarne uno, consegnare il tutto e ritirare (forse) la tanto sospirata social card.

Si diceva forse, perché è pur possibile che l’ufficio anche se abilitato, non ne abbia a disposizione e quindi provveda prima alla prenotazione della stessa, che verrà poi ritirata.

E a questo punto si parte alla ricerca del negozio convenzionato ed è veramente una caccia al tesoro . Tutto questo per BEN 40 euro al mese!

Quello di trovare i negozi convenzionati da noi nell’Oltrepo’ è abbastanza un problema, poiché molti degli anziani non guidano e quindi non possono andare nei centri commerciali, mentre ancora la maggior parte dei piccoli negozi di paese, per non parlare dei banchi al mercato, sono sprovvisti di pagamento elettronico per carte di credito. C’è infine da rilevare il fenomeno che il 25% delle carte risulta non caricato, dando luogo a quel fenomeno umiliante per cui non pochi alla cassa hanno restituito la spesa: questo è dovuto ad una falla organizzativa , e cioè al fatto che la Card viene consegnata prima dei controlli dell’Inps che poi dispone la “ricarica”. In effetti quindi chi riceve la Card pensa di essere beneficiario del contributo, ma ciò è vero solo in ¾ dei casi.

Martina Draghi della Segreteria del PD Provinciale commenta: "mi pare che l'iniziativa della SOCIAL CARD stenti a dare risultati apprezzabili, certamernte per i pochi fortunati che sono riusciti nell'impresa titanica di ottenerla è sempre meglio di niente! Mi chiedo se davvero non ci fossero modalità più semplici ed immediate per offrire un cappuccino al giorno alle famiglie italiane più sfortunate, perchè è questa la consistenza economica dell'aiuto elargito:poco più di un'elemosina. Mi auguro che Tremonti non pensi in questo modo di aver salvato le famiglie dalla crisi della quarta settimana e che si dedichi quanto prima a trovare le risorse per sostenere  i redditi medio-bassi, i pensionati e le piccole imprese perchè solo sostenendo queste categorie  si rimettono in moto i consumi e l'economia"

In conclusione, se pure sia ancora presto per dare un giudizio definitivo sul successo dell’esperienza della Carta acquisti, dobbiamo dire che se il buon giorno si vede dal mattino, allora le previsioni sono di uno strumento poco efficace ed allo stato delle cose del tutto aleatorio nel suo finanziamento, con oltretutto delle pecche organizzative e di comunicazione che fanno sì di esporre ad imbarazzo ed umiliazione persone già molto deboli e fragili.

Scusateci, ma come capita un po’ troppo spesso ormai in Italia, come dice Antonello Piroso giornalista di La7, siamo riusciti a fare anche La Social Card alle Vongole. 

 

Il Pane e i Denti

La spesa per le cure dentistiche rappresenta una delle voci di maggiore uscita per il bilancio familiare e bene lo sa chi si occupa di credito, potendo rilevare che questa è una delle motivazioni più frequente di richiesta di finanziamento (seconda solo alle spese per la casa) e chi lavora negli uffici del personale delle aziende, dove le domande di anticipo di TFR (trattamento di fine rapporto) per cure dentistiche sono aumentate negli ultimi anni in maniera esponenziale. Lo testimonia anche l’ultima iniziativa dello SPI-CGIL (il sindacato pensionati della Cgil) del Veneto che ha stipulato recentemente due convenzioni a prezzi calmierati: una in Italia a San Donà di Piave ed una in Croazia a Fiume. Qualche esempio ? Ablazione del tartaro (pulizia dei denti) ed otturazioni in Italia 45 E, in Croazia 40 € ; protesi in Italia 820 € in Italia, 600 € in Croazia.

La stipula di queste convenzioni è stata possibile grazie al Governo Prodi ed al Ministro Bersani che approvarono una nuova legislazione che fra l’altro, abolì le tariffe minime degli Ordini Professionali.

Sempre il Governo Prodi nel 2006 aveva approvato dei nuovi LEA (Livelli Essenziali di Assistenza), fra cui venivano aggiunte diverse prestazioni odontoiatriche, come diritto universale: ma il Governo in carica le ha azzerate. Vero è che anche le Regioni con risorse proprie potrebbero provvedere all’estensione dei LEA: e difatti fino ad agosto 2006 in Lombardia anche i non esenti potevano usufruire delle cure odontoiatriche della ASL pagandone il ticket. Ma dall’agosto 2006 la giunta Formigoni ha eliminato questa possibilità: e contando che chi rientra in questa fascia di reddito è circa il 75% della popolazione lombarda, direi che il danno per il cittadino è stato molto esteso. Da una parte quindi abbiamo delle Istituzioni che sembrano considerare le cure odontoiatriche come non essenziali per la salute, quasi come se fossero assimilabili ad interventi meramente estetici, e contemporaneamente dall’altra abbiamo invece un mercato privato di professionisti completamente ingessato e con prezzi troppo elevati, a causa della mancanza quasi totale di trasparenza dei tariffari (ma esistono?) , che impedisce quindi una vera concorrenza. Per carità, quello della mancanza di concorrenza è un male italiano che non tocca solo questo settore (vedi putiferio che fecero le varie “corporazioni” in risposta alle “lenzuolate” dell’allora Ministro Bersani), ma qui di salute invece si tratta, ed è per questo che il PD aveva inserito il “Diritto al sorriso” nel suo programma elettorale.

Il Consigliere PD alla Regione Lombardia Carlo Porcari dice: “ Noi ovviamente come gruppo, siccome sappiamo quanto il tema sia importante, ci impegniamo quotidianamente a proporlo con emendamenti, mozioni o ordini del giorno; consideriamo questo tema una questione di salute fondamentale e che quindi è giusto estendere il diritto di queste prestazioni, almeno fino ad un certo livello di reddito e facendo pagare ticket sostenibili per una fascia un po’ più alta, portandoci ad uno standard analogo a quello della Germania ed altri paesi nordici.”

Anche martedì 13 Gennaio in Consiglio Regione Lombardia è stata presentata dal PD (a firma Porcari, Oriani, Valmaggi, Fabrizio e Gaffuri) una mozione a riguardo, a rinforzo della “minimalista” mozione n° 0272. Queste le nostre richieste: 1) prevedere la reintroduzione della gratuità delle cure per tutti i bambini da 0 a 14 anni implementando le iniziative di prevenzione nell’ambito scolastico; 2)consentire l’accesso alle prestazioni odontoiatriche a carico del Servizio Sanitario Regionale a tutti i cittadini con Indicatore di Situazione Economica Equivalente familiare inferiore ai 30mila euro annui, esigendo esclusivamente il pagamento del ticket; 3) prevedere l’istituzione di un tariffario regionale calmierato concordato con la Regione, destinando incentivi premianti per le strutture odontoiatriche che si impegnino ad osservarlo; 4) consentire ai liberi professionisti che siano in possesso dei requisiti previsti dalla normativa regionale l’accreditamento o la convenzione almeno per effettuare le cure odontoiatriche considerate “primarie” come le protesi mobili totali, i trattamenti ortodontici, le cure conservative e la piccola chirurgia.

Dobbiamo fare i nostri complimenti ai Consiglieri Regionali citati perché, anche se non abbiamo la maggioranza necessaria per raggiungere l’approvazione, essi sono riusciti ad avere da parte dell’Assessore Bresciani l’impegno che la Giunta Lombarda sosterrà questa mozione in sede di Conferenza Stato Regioni e nell’ambito de Patto per la Salute, nonché nella ridefinizione dei LEA a livello Nazionale. 

E nel frattempo che i Governi (nazionali e regionali) di centro-destra cambino rotta (ma sembra improbabile, visti i soldi spesi per Alitalia ed ici), a noi cittadini cosa resta da fare? E’ semplice: il turismo dentistico. Basta immettere in internet queste parole”dentista a prezzi calmierati” e vedrete che il motore di ricerca vi darà subito vari indirizzi: I viaggidelsorriso.com, dentista-croazia.com, Medicaltour.eu, croaziainfo.it…e così via: chi è del settore ci dice che si tratta di un fenomeno che c’è da anni, ma che ultimamente si sta ulteriormente espandendo, come testimoniano anche le ultime trasmissioni televisive in cui appaiono membri autorevoli dell’ANDI (Associazione Nazionale Italiana Dentisti) che cercano di dissuadere dal fare questi Viaggi del Sorriso.

Ma che Nazione è l’Italia? Può un paese civile tollerare che i suoi cittadini debbano ricorrere a 1000 espedienti pur di potersi fare curare un dente? Si parla di crisi finanziaria : cosa succederà adesso a chi non ha i soldi per comprare il pane? Probabilmente, come ironizza Paolo Ferrero (seg. Rif. Comunista), fra un po’ chi non ha il pane non avrà nemmeno i denti.

 

 

Broni di fango

2011. Dopo i lavori eseguiti per le vasche di laminazione, sulle fogne e sullo Scuropasso, il problema sembra essere risolto: ma dobbiamo vigilare e lavorare ancora sul territorio, per evitare che in futuro ciò possa accadere di nuovo.
2011. Dopo i lavori eseguiti per le vasche di laminazione, sulle fogne e sullo Scuropasso, il problema sembra essere risolto: ma dobbiamo vigilare e lavorare ancora sul territorio, per evitare che in futuro ciò possa accadere di nuovo.

Broni, Lunedì 27 Aprile 2009, h. 22,40: salta la luce. Guardo fuori per vedere gli altri palazzi: tutta Broni è nel buio, palazzi, strade e campanile compreso. Al telefono dell’Enel c’è un disco che recita “Il guasto in zona verrà riparato entro le 23,30”: a lume di candela ci diciamo che un guasto che si ripara in un ora deve essere in fondo abbastanza grave. Abbiamo le orecchie tese: da fuori pochi rumori, solo questa incessante pioggia che non smette mai. Improvvisamente il buio viene interrotto dai lampeggianti dei pompieri, tanti mezzi, e cominciano ad arrivare molte macchine sotto casa, e tante persone si riversano per strada con la loro cerata e gli stivali di gomma: ci affacciamo per chiedere cosa succede. “E’ uscito lo Scuropasso all’altezza della Cantina Sociale”. Cambiamo finestra per vedere di lato: Via Padania, Via Gramsci , Via S.Saluto e la fine di Via Eseguiti sono un lago. Un ragazzo ci cammina dentro e quando esce ha i jeans bagnati sino a metà coscia; il nuovo parco pubblico in fase di ultimazione è diventato un enorme lago e quando una macchina fa per uscire da Via Gramsci un’ondata travasa in via Eseguiti.

Martedì 28 Aprile, h. 9,00 in Via Eseguiti: piove, ma sono al lavoro gli operai e tanti ragazzi, uomini e signore in cerata. Chi con una carriola, chi col suo trattorino, chi con la pompa pulisce davanti casa e del lago non c’è più traccia: ottimo lavoro. Faccio un giro e comincio da Regione Gioiello : fango che vien giù da Via Vallescuropasso e da Via Puccini, una decina di centimetri. Proseguo in Via Roma: dal Boriolo c’è una colata di fango maestosa, ed è la terza volta che la vedo negli ultimi 5 anni. Piazza Garibaldi e poi Via Emilia, per un po’ tutto bene: ma poi, in corrispondenza con S.Contardo , cioè da Via Garrina, si comincia a vedere di nuovo la colata, ma qui è più alta. Un volontario della Protezione Civile sta tentando di aprire un tombino per far defluire l’acqua: quanto ce ne sarà di fango? Una ventina di centimetri? Proseguo e arrivo all’incrocio con Via Recoaro: è transennata. Lì ieri sera verso le 23,00 una palazzina di due piani si è sbriciolata sotto il peso della collina che ci è franata sopra, e il Signor Giuseppe Pessina attualmente risulta disperso. Una signora con due buste di plastica ai piedi prova ad uscire dalla via: ma questa mota ti si appiccica e non riesci nemmeno a camminare.

Al telefono Antonio Riviezzi, vicesindaco di Broni, mi dice che la situazione è un disastro: i pompieri e la protezione civile hanno paura a scavare sotto le macerie in Via Recoaro perché temono che lo spostamento causi altre frane. Mi conferma che al lavoro ci sono i volontari dei Vigili del Fuoco di Broni (noi qui abbiamo solo i volontari, che però fanno un lavoro da professionisti), i Vigili del Fuoco di Pavia e la Protezione Civile e che il Comune ha chiamato tre ditte per rimuovere il fango e aspirare l’acqua nella zona Ovest di Broni, quella della Cantina Sociale per intenderci. Tutte le case di Via Recoaro e Via Foscolo a ridosso della collina sono state evacuate: sono circa 50 persone, una decina di famiglie, ospitate momentaneamente dal Comune in albergo. Ma la situazione potrebbe ulteriormente peggiorare e quindi i dati sono in continuo aggiornamento: troppo forti le piogge di questi giorni e quindi a nulla è valsa la considerazione che ultimamente il Comune di Broni ha rifatto le fogne in via Ferrini, via Eseguiti, via Roma, via Cairoli, via Montegrappa e un pezzo di via Dante, mentre altrove le ha ripristinate ed ha eseguito la manutenzione. E mi viene da sorridere ripensando alle polemiche che mesi fa sono divampate per la costruzione della vasca di laminazione del Viorate e che forse queste persone, la cui professione sembrerebbe essere quella di far sempre polemica, meglio farebbero a spendere le loro energie in altro, perché di questa vasca ce n’è maledettamente bisogno, se non bastasse il fango di oggi a rammentarglielo.

Sento anche Martina Draghi, vicesindaco di Cigognola, dove sono pieni di frane, ma per il momento hanno solo due evacuati. Le chiedo il perché di questa situazione, perché le nostre colline franano: è vero, le piogge di questi giorni sono straordinarie, ma in questi ultimi dieci anni di piogge così ce ne sono state molte, troppe, perché non ci rendiamo conto che forse qui non sono poi così straordinarie. Mi spiega che qui il terreno è argilloso, e quindi oltre un tot la terra non riesce più ad assorbire l’acqua; contemporaneamente una delle cause va ricercata anche nei nuovi metodi di coltivazione della terra. Oggi infatti la lavorazione è meccanizzata e quindi non ci sono più i contadini che una volta facevano i fossi. Già, i fossi: non ci sono più i fossi perché nessuno che coltiva la terra pare li faccia più, e quelli di una volta che ancora ci sono, nessuno dei proprietari si incarica più della manutenzione. Ma la situazione di dissesto è talmente diffusa e fuori controllo da non poter essere addebitata tutta a carico dei coltivatori, e nemmeno dei Comuni, perché né gli uni, né gli altri ce la farebbero. La Provincia di Pavia dovrebbe farsi carico del lavoro di ricognizione generale dell’effettivo stato idrogeologico di tutto l’Oltrepo’ e quindi farsi promotrice presso la Regione Lombardia e questa a sua volta presso lo Stato Italiano affinché vi siano i fondi per avviare i lavori di ripristino di tutto il sistema. Cerchiamo di farcene una ragione ed impegnamoci a diventarne portavoce.

Guardo fuori: pioviggina, ma le previsioni dicono che ricomincia in serata a piovere forte. Non è ancora passata, ma adesso bisogna cominciare a pensare al Po ed al Ticino.